DIALOGO ISLAMO CRISTIANO

CONOSCERSI PER CONVIVERE E COSTRUIRE LA PACE

 

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L’IMPORTANZA DEL DIALOGO TRA CRISTIANESIMO E ISLAM

Ethnoland News - pag. 40 - 7-2003
 

Alla scoperta dei punti di possibili contatti, nonchè delle condizioni per una migliore accettazione reciproca. Per un impegno concreto.


di Giuseppe Samir Eid *


In Europa è ormai visibile la presen za dell Islam: si tratta della conse guenza dei flussi migratori, che interessano i principali Paesi Occidentali, inclusa l’Italia. E’ perciò opportuno accostarsi alla cul tura araba musulmana per superare gli stereotipi ed evitare gli equivoci. Solamente da una conoscenza adegua ta e reciproca possono scaturire le pre messe per una convivenza pacifica e fruttuosa.
Pochi sanno che nel Mediterraneo orientale, insieme con cento milioni di arabi musulmani, vivono circa dodici milioni di arabi cristiani, che nei secoli hanno sempre svolto un ruolo importante nella vita dei loro paesi, e che in prospettiva potrebbero assumere un ruolo determinante di "ponte" fra le due civiltà, per contenere le contrapposizioni sempre più incalzanti - e talvolta preoccupanti - fra le due rive del Mediterraneo.


Valori comuni e differenze
L'elemento base, da cui partire in rap porto ad orizzonti culturali diversi, è uno sforzo comune di reciproca cono scenza fra cristiani, ebrei e musulmani.Occorre che tutti i credenti si abituino a guardare alle altre fedi con l'atteggia mento di chi vuole scoprire i valori reli giosi e spirituali in esse racchiusi. Un comportamento, questo, che se verrà attuato nella sua giusta reciproci tà sia per il cristianesimo sia per l'islam, permetterà di
scoprire, oltre alle diffe renze, anche i valori comuni a queste due esperienze di fede. Senza minimiz zare ciò che distingue, ci scopriamo uniti nella professione del monoteismo, nell'ascolto della parola rivelata da Dio per mezzo dei profeti, nella convinzio ne che il mondo abbia avuto un'origine e sia destinato a finire, la fede
comune nella risurrezione, nel giudizio finale e nella ricompensa nell'aldilà, potrà essere il germe di un nuovo tipo di rapporti fra ebrei, cristiani e musulmani. Per favorire la reciproca collaborazione sono sorti da parte cristiana vari movi menti che si impegnano a fondo in quest'opera. Il dialogo fra credenti non deve essere un'iniziativa unilaterale. Sarà una necessità meno sentita questa dai nostri fratelli musulmani. «L'approfondimento delle diverse tra dizioni religiose fa scaturire nuove energie per un destino comune degli uomini: le diverse religioni non divido no, ma portano nel profondo a trovare il senso sacro dell'uomo», ha scritto A. Riccardi in La pace è possibile.


 

Rapporto personale
Radicati in queste convinzioni sarà allora possibile adoperarsi per la cosini zionc di occasioni concrete di dialogo e di vita in comune. Occasioni che privi legeranno il contatto personale, poiché è nel rapporto diretto con l'altro che è possibile un incontro pieno che sappia andare al di là delle dispule teologiche. Una relazione da persona a persona, con i nostri fratelli musulmani, ci per metterà di confrontarci in concreto con le differenze e di scoprire a poco a poco nella collaborazione la giusta via. Così si può arrivare a ritrovare su questioni pratiche, viste con gli occhi della fede, un gran numero di consonanze capaci di rinsaldare sempre di più il dialogo. Se tutto quanto detto finora è vero. non possiamo che rimarcare ancora una volta che l'impegno svolto in Occidente nei centri di accoglienza per gli immigrati non è fine a se slesso. Occorre cercare di stabilire un legame, un incontro perché ciascuno si sviluppi spiritualmente nel proprio credo poiché, se in Europa si riuscirà a trasmettere il valore della conoscenza reciproca e della libertà religiosa, questo potrà essere una spinta a far cadere tutti que gli atteggiamenti e quelle leggi che ostacolano l'uguaglianza nei diritti umani e il rapporto fraterno fra i cre denti.


La forza della cultura
Concordiamo con le parole dello storico italiano. Franco Cardini, direttore dell'Enee (Europe Near East Centre), che esprime la sua convinzione nella forza della cultura e ne evidenzia l'effi cacia quale mezzo per la conoscenza dell'altro e il ravvicinamen to fra le due rive del Mediterraneo. «Sappiamo bene che molti mali, a cominciare dalla diffidenza e dall'incomprensione, vengono dall'ignoranza: ecco perché insistiamo sulla necessità di conoscere la varia e articolala realtà del mondo vicino-orientale. Una realtà che va non solo studiata, ma anche difesa nella sua multiforme sostanza. Oggi circola in Occidente una funesta retori ca dell'appiattimento, dell'omologazio ne, dell'assimilazione: come se la diver sità fosse, in se stessa, portatrice
solo di incomprensione e di ostilità. E' vero forse addirittura il contrario: e solo attraverso la piena e cosciente accetta zione della propria identità (etnica, reli giosa, culturale) che s'impianta il con fronto: e che su di esso si costruisce un dialogo che non deve risolversi in forme di sincretismo livellatore bensì nel riconoscimento della complementarità di ogni cultura nei confronti del mondo e della storia. Amare gli altri attraverso se stessi: riconoscere gli altrii in se stessi: saper distinguere le tracce delle radici comuni che ci uniscono agli altri e pertanto quell'unità profon da che esiste anche se, agli sguardi superficiali, può presentarsi come diversità. Questo ci sembra al giorno d'oggi importante». Stati occidentali e mondo arabo
Infine occorre capire che un rapporto di tipo nuovo tra mondo occidentale e mondo arabo non può non passare attra verso un contributo per il rilancio eco nomico, culturale e sociale di questi paesi estremamente bisognosi di interscambio e di apporto tecnologico da parte dell'Occidente. Un aiuto che deve maturare da parte dei governi occiden tali nella prospet tiva di autentico sviluppo delle popolazioni, senza la pretesa di costruire «cattedrali nel deserto» e senza cedere alla tentazio ne di creare in queste zone del mondo bisogni artificiali che vadano a rimpinguare i mercati dei paesi ricchi. In questo stesso ambito occorrerà far pressione sulle autorità dei paesi occi dentali affinché pretendano l'applicazione da parte dei paesi musulmani delle risoluzioni dell'ONU per quel che riguarda i diritti umani, la libertà di culto e di coscienza, e l'uguaglianza fra i cittadini. Solo con un intervento di questo tipo sarà possibile far capire la distinzione fra un ordine socio-econo mico moderno e una prospettiva religio sa, permettendo cosi di porre line all'e quivoco che porta a identificare l'Occidente con il cristianesimo. Aiutare i musulmani a comprendere e cogliere il significato di distinzioni come quelle tra religione e società, tra lede e civiltà, tra islam politico e fede musulmana, è più che mai necessario. Per questo occorre promuovere nel modo più appropriato tutti i movimenti che propongono una democratizzazione del paese parallela allo sviluppo econo mico e del tenore di vita. In questo modo è possibile mostrare che si possono vivere le esigenze di una religiosità personale (ma anche comunitaria) in una società in cui il pluralismo venga rispettato. E' questa una premessa indi spensabile per la costruzione nei paesi arabi di un clima di mutuo rispetto fra le diverse confessioni religiose senza alcuna discriminazione. Conoscenza reciproca, testimonianza personale, rapporti fra gli stati, su que sti tre livelli credo si giochi la possibili tà di un nuovo incontro fra le due spon de del Mediterraneo, nella consapevo lezza che l'attuale momento storico, con l'avvicinamento anche fisico di mentali tà tra loro tanto diverse, apre nuove frontiere nell'orizzonte del dialogo fra ebrei, cristiani e musulmani, uniti nel cammino nel secolo XXI.
 

 

Samir Eid Raccolte

Intendono fornire gli strumenti per una inclusione sociale del flusso migratorio, gettare una luce sui diritti umani e la condizione di vita dei cristiani nel mondo islamico da cui proviene l'autore.La conoscenza dell’altro, delle diversità culturali e religiose sono ingredienti primari per creare la pace nei cuori degli uomini ovunque, premessa per una serena convivenza e convinta cittadinanza sul territorio.